Note: il percorso integrale della bellissima cresta est-sudest che scende dalla vetta del Dent D’Ecot, rappresenta una delle più belle “corse” delle Alpi Graie Meridionali. Fino alla quota 3082 m, vi sono due possibilità di “scappare” sul versante sud della cresta senza particolari difficoltà utilizzando delle rampe rocciose (o nevose).
Prima Salita: G. Migliasso, con Germana Ermini nel 1963. Il secondo percorso integrale, ma senza bivacco è compiuto da Bruna Grimaldi, Emanuele Comune e Riccardo Sereno il 25 agosto 1967.
Difficoltà: AD+.
Dislivello: 1150 metri in totale.
Tempo di Salita: ore 9,00 compreso l’avvicinamento.
Materiale: una scelta di friend e nut, fettucce e cordini.
Periodo consigliato: da fine giugno a ottobre.
Salita: dal Rifugio Paolo Daviso, 2280 m, seguire il sentiero che si dirige verso il Bivacco Ferreri-Rivero fin nei pressi della base della cresta, quindi salire direttamente verso di essa (ore 0,40). Salire per placche chiare e levigate ma facili, piegando poi a sinistra per giungere alla base di un gran diedro che separa la prima parte del torrione dalla seconda liscia e verticale. Salire lungo il bordo del diedro che forma quasi uno spigolo facile e divertente, fino ad un colletto sull’estrema sinistra. Di qui uno spigolo fessurato e chiodabile porta in vetta al primo torrione. Attraversare invece a destra un canale erboso che precipita sulle morene del Martellot, giungendo alla base di un diedro molto evidente. Percorrerlo completamente (III+ all’uscita) e guadagnare poi facilmente la sommità del torrione. Da qui continuare per cresta superando successivamente una serie di spuntoni, di cui l’ultimo sembra insormontabile. Lo si vince innalzandosi prima su piccoli appigli, ed afferrando poi in alto una piccola lama (III+, ore 1,30). Si arriva così alla base del torrione che precede la Guglietta, (che è stato quasi sicuramente salito nella prima o seconda salita integrale, ma di cui mancano notizie). Dopo la breccia successiva, la cresta verso la Guglietta è un seguito di placconi ripidissimi. Salire con due traversate successive da destra a sinistra IV+. Le difficoltà permangono abbastanza rilevanti nel terzo tiro di corda, poi diminuiscono, ma l’arrampicata resta assai divertente, su roccia ottima, sino in vetta alla Guglietta (dalla breccia ore 1).
Oltre la Guglietta la cresta forma un grosso parallelepipedo di roccia rossa battezzato:”il Dado”, poco visibile da S, ma evidentissimo invece dal Rifugio Paolo Daviso. Probabilmente insuperabile di fronte e formato da lastre verticali sfuggenti verso sud, il Dado si aggira senza troppe difficoltà sulla destra (nord), e per placche lisce, frammezzate da erba e terra, si raggiunge la sella seguente ai piedi di un grandioso picco battezzato: il “Corno delle Placche” per la sua apparenza a lastroni grigi e compatti (ore.0,20). Questo picco è meno difficile di quanto appaia; le placche sono rotte da frequenti interstizi erbosi e terrosi, accessibili, se pure non molto sicuri. Per questi, e poi per un canaletto roccioso, e infine per le placche assai lisce della faccia sud, si guadagna la vetta del Corno (ore 1). Al di là vi è una sella spesso nevosa, lunga una ventina di metri in leggera discesa, fino ad un gendarme rosso che si scala con un passo di III+ (ore 0,20). Si perviene così ad una lunga sella piana, spesso difesa da un muro di neve, di facile accesso dal versante sud. Vi è ancora in cresta un picco rosso di aspetto arcigno, che si sale poggiando a destra per una fessura, e ancora a destra, per rocce rotte e qualche divertente fessura ogni volta che si tratti di riportarsi in cresta, si raggiunge la Quota 3082 m (ore 1,20 dal Corno). Segue una grande spalla, per lo più nevosa con crestina affilata, quindi poggiando generalmente a destra per rocce rotte, facili ma faticose, si perviene alla base del torrione finale; questo è costituito da un dentino di roccia alto 3 o 4 metri, che si può salire da est con un grazioso passaggio. (ore 2,00; dalla base ore 8,00; ore 9 dal Rifugio Paolo Daviso).
Discesa: ripercorre a ritroso la cresta fino alla quota 3082 m e di qui individuare sul versante sud un canale-cengia.